CIAO MASSIMO, ROMA PIANGE IL GLADIATORE DELLA NUIT

Se ne è andato il 10 aprile per un brutto male fulminante Massimo Marino. I funerali alle 15 di martedì 23 aprile alla Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo


Gabriella Sassone per IL TEMPO 

Al gladiatore delle notti romane volevano tutti bene. Ispirava simpatia, tenerezza, con quella faccia un po’ così, pasoliniana, quell’espressione un po’ così, i riccioli corvini incollati col gel, le manone, gli occhialoni scuri di notte, gli stivali da cowboy dalle punte affilate. La vocetta stridula e romanaccia. Si definiva “un libero battitore senza padroni ma con i coj..”. Aveva stregato la Roma notturna e porcina, ma anche Carlo Verdone, Enrico Vanzina, Enzo Salvi, Maurizio Battista, che lo vollero sui loro set. Massimo Marino se ne è andato alle 6 del mattino di venerdì 19 aprile, in una stanza del Policlinico Umberto I. Era ricoverato da due mesi, ma non aveva detto niente a nessuno.Tanto che sui suoi profili social continuava a postare foto del Nepal, facendo credere che stesse in vacanza, per giustificare la mancanza di nuove mirabolanti puntate del suo “ViviromaTelevision”, in onda dal 1995 su Teleambiente. Un programma pecoreccio, zozzetto, coattone, surreale, ambientato perlopiù nei localacci di lap-dance, tra chiappe al vento e tette siliconate, con lui a far da Caronte con le sue battute diventate epiche “A frappè”, “Bella fratè”, “Enjoy” e quel “Tamburi lontani” che ululava quando schiaffeggiava le natiche toste delle sexystar che intervistava. Un programma che mixava un po’ di tutto della nightlife romana, dal centro alle periferie, dalle feste Vip ai club a luci rosse che lo aveva fatto diventare un Re dell’emittenza privata. Aveva compiuto 59 anni l’8 febbraio. E da poco aveva scoperto di avere un tumore al pancreas, di quelli che non perdonano. Ma lui, ottimista, sperava di guarire. Già 15 anni prima era stato “miracolato”, come diceva, avendo sconfitto il brutto male. Al suo fianco in ospedale la compagna da 20 anni, Miria Maiorano, suo braccio destro nel lavoro. “Ti amo. Sei tutto per me”, le ha sussurrato Massimo in continuo in ospedale. “Se ne è andato sereno, non ha sofferto, grazie alla morfina. Lui sapeva che dopo il ciclo di chemio sarebbe stato operato. Credeva di farcela”, dice in lacrime Miria. Non aveva fatto sapere niente neanche alla madre 85enne, Rossana, che si dilettava a scrivere l’oroscopo sul suo “gioiellino”, “Il Viviroma Magazine”, mensile patinato gratuito che aveva inventato nel 1989. Da un foglio stile “Nottola” appeso nei bar, il “Viviroma” era diventato una rivista must per i nottambuli. Era lui stesso che consegnava copie su copie, girando Roma di notte col suo macchinone. Massimo era un buono, un’anima pura e candida, incapace di cattiverie. Non si arrabbiava mai, sempre solare, allegro, sorridente. Il “Viviroma” per lui era come un figlio, e guai a chi glielo toccava! Io lo conobbi circa 30 anni fa: mi venne a cercare per chiedermi di firmare come direttore responsabile la sua rivista. Accettai, avendo colto il suo animo e colpita dalla sua storia, un ragazzo che si era fatto da solo, cresciuto al Tufello con 3 sorelle, Fabiana, Marina e Barbara, il padre che se ne era andato quando era piccolo. Aveva superato problemi seri e dispiaceri. Combattendo da solo contro il mondo. Per 30 anni il “Viviroma” è andato in stampa. Da un anno, con le spese sempre più esose, si era trasferito sul web. Al sito lavorava insieme alla sua Miria, la donna che gli ha cambiato la vita, gli ha fatto girare il mondo, lui che non era mai uscito dal Raccordo Anulare. Epici i suoi racconti, anche fotografici, dei lunghi viaggi estivi in Brasile, Thailandia, Nepal, India, Giamaica. L’ultimo in Perù. Massimo aveva ancora il candore dei bambini, era il contrario del suo aspetto un po’ trucido. Faceva beneficenza in segreto. Il festone pullulante di spogliarelliste e pornostar per i suoi 50 anni al Momò Republic è finito anche nel libro “Cafonal” di D’Agostino e Pizzi. Adesso tutti lo celebrano con articoloni che lo avrebbero lasciato di stucco. Lui che era un semplice, vedersi descritto come un “Jep Gambardella borgataro”, un personaggio felliniano. Affettuoso il ricordo che Verdone, che lo lanciò in “Grande grosso e Verdone”, ha affidato a Facebook. “Massimo resterà per me non solo un amico affettuoso e premuroso ma anche una vera maschera di una Roma di oggi. Di una periferia sana, creativa, dove esistono ancora, grazie ad alcuni, il rispetto, la generosità, l’ironia e sani principi. L’animo di Massimo era l’esatto contrario di quello che poteva sembrare nel suo modo di presentarsi. Era un buono, un gentile, un rispettoso. Un audace pedinatore della Roma notturna che, con inconsapevole comicità, ci mostrava gli eccessi e la trasgressione di personaggi, luoghi e zone a molti sconosciuti. Grazie Massimo per la tua vera amicizia in un mondo spesso fatto da gente subdola ed irriconoscente. Tu eri una grande eccezione”. 
PS: I funerali di Massimo Msrino si terranno martedì 23 aprile alle ore 15 nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo. 



Commenti