PAPA FRANCESCO
CARDINAL ANGELO SCOLA
PAPA FRANCESCO AI VESCOVI:
NO AL PESSIMISMO, IL
FORTINO NON E’ ASSALITO
FAMIGLIA, DIVORZI E COPPIE GAY AL VAGLIO DEL SINODO DEI VESCOVI
di GABRIELLA e ANTONIO SASSONE
Il Cardinale Arcivescovo di Milano, Angelo
Scola, attirerà attenzioni particolari il prossimo 4 ottobre quando in piazza San Pietro si
radunerà di nuovo, convocata dalla Conferenza episcopale italiana, (Cei), una
massa oceanica di fedeli per pregare per il Sinodo dei Vescovi che si apre in
Vaticano il giorno dopo sul tema cruciale e controverso della famiglia tra
separazioni, divorzi, seconde nozze, coppie gay.
Dagospia ha ripreso di recente le indiscrezioni di alcuni ambienti
conservatori italiani, ecclesiastici e non, secondo i quali l’eminente
Porporato, già patriarca di Venezia prima di passare alla guida della più
grande e più ricca diocesi, sarebbe di nuovo candidato al Papato in caso di
dimissioni dell’attuale pontefice. E’ vero che Papa Bergoglio ha affermato più
di una volta che se si trovasse nelle stesse condizioni di Benedetto XVI farebbe
lo stesso passo. Ma anzitutto sia l’età (78 anni), sia le condizioni di salute
di Papa Francesco, benché sofferente per sciatica e con un solo polmone, non
sembrano deporre per una scadenza ravvicinata.
Non si può dimenticare che Papa
Ratzinger si è dimesso a 76 anni, quando già usava una pedana mobile ed era
sovrastato da una caterva di problemi e scandali – dai preti pedofili ai
sospetti sullo Ior – cui non riusciva a far fronte con le sue forze. Né si può
non tener conto che Francesco ha instaurato un governo collegiale e che la sua
missione è tutta proiettata in avanti, verso una Chiesa aperta, missionaria.
Difficilmente si potrebbe tornare indietro, alla restaurazione.
Sempre
Ratzinger aveva creato cardinali provenienti dalle nuove terre - Le Filippine,
l’India, l’Africa - e Francesco non era stato da meno. Il rinnovamento, il
ricambio, una Chiesa continuamente riformata è il programma di Francesco. Fra
10 o più anni, quando sarà, non si tornerà indietro sulla rotta di una Chiesa
dei poveri.
Ma per quando riguarda i vescovi italiani c’è
una scadenza ravvicinata ed è quella di lunedì 22 quando si riunisce il
Consiglio Permanente della Cei, una sorta di Board, in preparazione
dell’Assemblea generale di là da venire. In questa circostanza i Capi
dell’Episcopato italiano si troveranno di fronte un altro discorso che Papa
Francesco ha rivolto ai vescovi creati nell’ultimo anno e ricevuti giovedì 18 settembre. E’ tutto improntato
all’apertura, al coraggio, al rilancio, al guardare avanti e mai voltarsi
indietro, ad avere fiducia, a sconfiggere ogni timore.
“Non Vescovi spenti o
pessimisti, che, poggiati solo su sé stessi e quindi arresi all’oscurità del
mondo o rassegnati all’apparente sconfitta del bene, ormai invano gridano che
il fortino è assalito. La vostra vocazione non è di essere guardiani di una
massa fallita. Invece dovete “donare la gioia dell’amore di Dio”. Parole
forti, precise, non equivocabili. Una vera lezione. “Vi prego di non lasciarvi
illudere dalla tentazione di cambiare di popolo. Amate il popolo che Dio vi ha
dato, anche al prezzo di veder cancellate tante vostre false immagini del volto
divino”. Voi siete dei vicari, dei sostituti. Dovete incontrare “per condurre
il mondo a Cristo”, i tanti che lo cercano, “in primis i sacerdoti”.
Che Vescovi vuole Francesco? Li vuole “rintracciabili
non per la quantità dei mezzi di comunicazione di cui disponete, ma per lo
spazio interiore che offrite per accogliere le persone e i loro concreti
bisogni, dando loro l’interezza e la larghezza dell’insegnamento della Chiesa,
e non un catalogo di rimpianti”. Non lamenti. Non nostalgie. Né sonnolenza, né
conformismo. Rimuovere le incrostazioni, riandare alle sorgenti. Senza discriminazione. Il Papa chiede anche
unità, ricuciture, dialogo, perché non c’è bisogno di “difendere frontiere”,
così come non è necessario circondarsi “di corti, cordate o cori di consenso”. Il Popolo di Dio “ha bisogno della vostra
pazienza per curarlo, per farlo crescere” in questo tempo che si è reso
deserto”, con “drammatiche situazioni”
che richiedono alla Chiesa un grido di incoraggiamento.
IL CARDINAL ANGELO SCOLA
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