RICCARDO MUTI
RITORNA VINCITOR RICCARDO!
CERCASI DIRETTORE PER L'AIDA DOPO LE DIMISSIONI DI MUTI
DI GABRIELLA SASSONE
Aida, la più rappresentata opera
verdiana, in cartellone in tutti i maggiori teatri del mondo e quest’anno di
nuovo al Cairo come quando si inaugurò il Canale di Suez, riaprirà la stagione
al Costanzi di Roma il 27 del prossimo
mese di novembre? E se sì, sarà Muti, la più prestigiosa bacchetta della
lirica, a dirigere l’orchestra?
L’incertezza si trascina di giorno in giorno, di ora in ora. Riunioni si
susseguono tra il Consiglio d’Amministrazione, i dipendenti riottosi e divisi,
i sindacati, di cui una parte ha rigettato il piano di rilancio. Incontri,
ufficiali e no, rimbalzano tra il board tecnico-organizzativo con Regione e
Comune, gli Enti che compongono e sostengono la “Fondazione Teatro dell’Opera”.
Ora l’ultima istanza è rappresentata dal
Ministero dello Spettacolo, al quale si
chiede ovviamente di aprire i cordoni della borsa, comporre i dissidi e
consentire che la gloriosa istituzione prosegua il suo cammino, senza cadere in
mano ai privati e lasciare che i romani, i turisti, i melomani si accontentino
di soluzioni alternative, dal momento che nella Capitale sono attive altre
sale, quali l’Auditorium di via della Conciliazione e quello del Parco della
Musica, anche se non così ampiamente strutturate, capienti, superdotate di
attrezzi, costumi e soprattutto senza il glamour, il fascino e il richiamo storico
che ha il teatro Costanzi, dove si sono esibiti i più grandi cantanti e dove è
rimasta celebre l’inopinata e
inimmaginabile “stecca” di Maria Callas, fuggita attraverso un passaggio
segreto nell’adiacente hotel.
Molte linee, disegni e appetiti si incontrano e si scontrano
sul teatro lirico romano. La bagarre scoppiò la scorsa estate quando furono
idealmente serrate le porte di quello stupendo scenario naturale che sono le
Terme di Caracalla e la Bohème non poté andare in scena per lo sciopero degli
orchestrali o la si rappresentò per non rimandare a casa gli spettatori
abbonati e paganti con l’accompagnamento del solo pianoforte.
Dopo l’estate è
stato messo in cantiere un sontuoso programma per la stagione 2014-15 con 14 produzioni per 114 recite. All’inaugurazione,
giovedì 27 novembre, alla presenza del Presidente della Repubblica, dei
politici e del mondo cultural-mondano, l’Aida, la “celeste Aida”, sarebbe dovuto esserci sul podio Riccardo
Muti. A lui, bacchetta d’oro acclamato il tutto il mondo, direttore a
vita, l’onere di chiudere la stagione in maggio con “Le nozze di Figaro” di
Mozart. Se non che è proprio Muti, il
mite maestro, a far esplodere quella pentola di dissidi e contraddizioni che è
l’Opera di Roma. Muti si tira indietro. Il clima che si è creato nel teatro e
attorno al teatro – dice – impediscono di “lavorare serenamente”. Non dirigerà
l’Aida e neanche le mozartiane “Nozze”.
E’ il caos. Polemiche, lamenti, accuse reciproche. Caracalla tace.
L’Opera fallisce. Il Costanzi a rischio chiusura e liquidazione, si dice e si
scrive da tutte le parti. La Capitale
senza più il suo Teatro che ha visto il trionfo di tanti capolavori creati dai
geni del Nostro Paese. Che smacco in
tutta l’Europa! Ma ancora più grave è l’ipotesi di far slittare l’inizio della stagione a gennaio 2015. Domani, giovedì, la riunione del consiglio d’amministrazione del Costanzi dovrà provare a diradare le nebbie. Le acque, però, restano assai burrascose e, all’orizzonte, non si profila nulla di buono.
Tanto che si cominciano a lanciare provocazioni. Come ha fatto Pedica del Pd che ieri ha detto: «Il ghota della musica classica dice no all’Opera di Roma? Allora, per salvare la stagione perché non fare una scelta di "popolo" e affidare l’Aida e le Nozze di Figaro al maestro Beppe Vessicchio, una delle colonne portanti delle serate sanremesi? Sono sicuro che con la sua simpatia non si tirerebbe indietro. Non si può ridurre il Teatro dell’Opera a una barzelletta. Una soluzione per sostituire Muti si può e si deve trovare. La cultura va difesa e tutelata, non deve diventare il teatro di veti incrociati, scioperi e ripicche altrimenti si rischia solo di impoverirla».
Ignazio Marino, il sindaco che va in bicicletta e pedonalizza i Fori Imperiali e mezza città, è stato costretto
a chiudere Caracalla e forse dovrà subire pure la chiusura e la liquidazione del
Costanzi, un palazzo su cui sono appuntati gli sguardi di molti speculatori.
Le trattative sono
frenetiche. Le riunioni ininterrotte. Alcuni sindacati minacciano di nuovo lo
sciopero, magari nel bel mezzo delle rappresentazioni, altri raccolgono firme
perché non si faccia nessuna manifestazione di protesta, ma si cerca in tutti i
modi di far recedere Muti dalla sua decisione di rinunciare a dirigere le due
grandi opere, in apertura e in chiusura. Si ipotizza perfino un intervento del
Presidente Napolitano. Mentre Muti è negli Stati Uniti, rincorso
telefonicamente, si sta sondando il
panorama, per non dire il mercato, per cercare la soluzione migliore per il direttore
dell’orchestra.
Parlare di sostituti nel caso di Riccardo Muti è inadeguato.
Sia per lui, che in questi sei anni in
cui ha accettato di reggere l’Opera l’ha rilanciata e messa alla stregua dei
migliori lirici, sia per le altre bacchette, forse non così popolarmente
famose, ma egualmente prestigiose. Si parla anzitutto di Donato Renzetti, già
in forza al Costanzi, ma in primavera, per dirigere una replica dell’Aida e
anche la Tosca. A Roma in questi
anni è salito alla ribalta Antonio Pappano, un pugliese di educazione e cultura
anglosassone, un direttore anticonformista (non indossa il frac né porta il
cravattino) posto alla guida di Santa Cecilia, l’istituzione che opera all’Auditorium
Parco della Musica, dove dispone di una delle più grandi sale, la “Santa
Cecilia”, per l’appunto. Se si tiene conto che Carlo Fuortes, il Sovrintendente
dell’Opera, lo è anche dell’Auditorium della Musica, l’ipotesi potrebbe essere
più che verosimile.
Ma ce n’è anche più
ardita. Si parla di Daniele Rustioni, milanese, classe 1983, che ha appena
diretto l’Aida a Verona e la contestata e parcellizzata Bohème la scorsa estate
a Caracalla. Insomma, nuovi geni premono. Di certo ne sarebbe contento lo
stesso Muti che ha promosso e porta avanti l’orchestra giovanile. Si fa un
pensiero anche su direttori stranieri, come il newyorchese Pinchas Steinberg, nato nel 1945, e su italiani che hanno diretto
all’estero, quali Riccardo Frizza e
Renato Palumbo, i quali tutti vantano nel loro curriculum la direzione di Aida
e altre opere verdiane.
ELEONORA ABBAGNATO
All’orizzonte
anche la nuova direttrice del corpo di
ballo. E’ candidata Eleonora Abbagnato, l’ètoile palermitana dell’Opera di
Parigi, che a Roma ha il marito, il calciatore Federico Balzaretti. A proposito, la Abbagnato e Carla Fracci saranno
protagoniste di un confronto inedito al Festival
delle Generazioni, sabato 4
ottobre dalle ore 11,30 alle 13,00 in Piazza della Repubblica a Firenze. Un
incontro di “Musica e Parole” tra le due stelle della danza internazionale per
riflettere sul rapporto tra due generazioni, sul passaggio di testimone, sulla
scambio costruttivo che ci può essere tra giovani e anziani nella danza, come
in tutte le discipline artistiche. L’evento, ideato
e condotto da Francesca Chialà, Consigliere di Amministrazione del Teatro
dell’Opera di Roma, sarà impreziosito dalle voci di due Cori,
“Armoniosoincanto” tutto al femminile e dalla Corale Polifonica “A. Antonelli”,
diretti da Franco Radicchia e le musiche curate dalla direttrice d’orchestra,
Cinzia Pennesi.
ELEONORA ABBAGNATO
Tornando al Teatro dell'Opera, anche il Consiglio d’Amministrazione e i dirigenti sono
in scadenza, a cominciare dallo stesso Fuortes che dovrà scegliere tra l’Opera
e l’Auditorium Parco della Musica.
Insomma la Fondazione, che ha un bilancio di 62 milioni e che in questo difficile anno, nonostante
tutto, è in pareggio, potrebbe andare
incontro a un profondo rinnovamento, magari mettendo al vertice dirigenziale un
tecnico affermato, quale ad esempio Stefano Mazzonis, che guida l’Ente lirico a
Liegi ed è ben conosciuto qui da noi. Le ipotesi sono molte. Si cercano modelli
europei, si ipotizza l’annullamento della pianta organica per ricrearla
ex-novo. Nuove soluzioni potranno venire nel prossimo anno, se dovesse cambiare
l’Amministrazione comunale, con ampi rimpasti e nuove elezioni.
ANTONIO PAPPANO
CARLO FUORTES
DONATO RENZETTI
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