MINA
LA COVER DEL LIBRO DI DEREGIBUS
LA DIVINA MINA E
FRANCESCO DE GREGORI
COME NON VE LI HANNO MAI RACCONTATI:
DA NON PERDERE PER GLI AFICIONADOS
I LIBRI DI ROBERTA MARESCI
E ENRICO DEREGIBUS
DI GABRIELLA SASSONE
Dall'adolescenza negli anni 60 ai concerti nei
localini romani, da Alice alle tante canzoni inedite; dallo storico exploit
di “Rimmel” alle contestazioni a metà degli anni 70 (per la prima volta
descritte in modo esaustivo), dalla leggendaria tournée con Lucio Dalla nel '79
all'enorme successo de "La donna cannone": Francesco De Gregori come non è mai stato raccontato.
È in libreria “Francesco De Gregori. Mi puoi
leggere fino a tardi” di Enrico Deregibus (Giunti editore). Una narrazione
incalzante e ricca di aneddotica, anche grazie a migliaia di dichiarazioni
dell'artista romano. 352 pagine, ogni anno un capitolo, quasi 1500 documenti
consultati e citati, moltissime testimonianze inedite su di lui. Un ritratto
per molti versi inatteso di uno dei maggiori artisti italiani, che sfata molti
luoghi comuni su di lui.
Francesco De Gregori
in occasione della prima edizione del libro ha dichiarato: “L'ho letto con
molta curiosità. È un libro scritto molto bene, fatto con il rigore dello
storico. L'autore ha costruito un controcanto fra quella che è la mia storia
personale e gli avvenimenti storici paralleli: una bella idea”.
Ma è una storia
affascinante anche per chi non ama De Gregori: Baglioni, Battiato, Battisti,
Califano, Celentano, Ciampi, Cocciante, Paolo Conte, Dalla, Daniele, De André,
Donà, Fellini, Fiorello, Fossati, Gaetano, Graziani, Jannacci, Jovanotti,
Leali, Ligabue, Luci della centrale elettrica, Mannoia, Marini, Mia Martini,
Morandi, Nomadi, Piovani, Patty Pravo, Ramazzotti, Ron, Vasco Rossi, Sparagna,
Van De Sfroos, Vecchioni, Venditti, Checco Zalone, Zucchero. Sono alcuni degli
artisti che De Gregori ha incrociato in tutti questi anni e che sono veri
coprotagonisti di questo libro.
Il volume è la
riedizione della biografia di Deregibus pubblicata nel 2003, un successo
editoriale che ora torna completamente rivisto e arricchito. Ed aggiornato agli
ultimi dodici anni, fitti di avvenimenti, dischi, collaborazioni: il rock, la
dimensione live sempre più centrale, il cambiare continuamente per rimanere se
stesso. È il primo di due libri di Deregibus che analizzano il percorso di De
Gregori. Il secondo, in preparazione, racconterà canzone per canzone tutto il
repertorio del cantautore romano.
Enrico Deregibus è
giornalista e operatore culturale, si occupa principalmente di musica italiana.
È consulente del Mei e del Club Tenco, per il quale è anche responsabile
dell'ufficio stampa, collabora con il festival “Collisioni” e con molte altre
rassegne come il Premio Bindi. Ha curato il progetto “La leva cantautorale
degli anni zero”. Come giornalista, ha scritto e scrive per varie testate. In
campo editoriale, per Giunti ha realizzato la prima edizione di questa
biografia nel 2003 ed il "Dizionario completo della canzone italiana"
nel 2006. Con Enrico de Angelis e Sergio S. Sacchi nel 2007 ha curato “Luigi
Tenco. Il mio posto nel mondo” (BUR). Ha inoltre pubblicato nel 2013 “Chi se ne
frega della musica?” (NdA Press), una raccolta di suoi scritti.
LA COVER DEL LIBRO DI ROBERTA MARESCI
E a proposito di miti, la più "grande grande grande", ovvero la tigre di Cremona Mina, che ha compiuto 75 anni lo scorso 25 marzo, è stata festeggiata alla grande con due omaggi dalla casa editrice Gremese in collaborazione con Diva Universal. Che hanno affidato ancora una volta alla penna della giornalista Roberta Maresci il volume "MINA" (pag.160, euro 12,90) per la collana di monografie "Donne nel mito". Dal libro è stato
tratto il documentario andato in onda il 25 marzo su Sky – Canale 128, dedicato alla
Tigre di Cremona.
Una diva vera, rimasta una protagonista assoluta della
ribalta musicale anche da quando, nel 1978, scelse di autoesiliarsi dalle
apparizioni pubbliche per vivere una vita più tranquilla. Ne aveva davvero
bisogno, dopo un ventennio passato sotto i riflettori: amata, seguita,
idolatrata, ma anche spiata e giudicata dall’Italietta benpensante degli anni
Sessanta. Le vicissitudini della sua tormentata vita privata – due figli da
due uomini diversi, i gravi lutti di un fratello e di un ex marito entrambi
morti sulla strada – hanno a lungo alimentato le chiacchiere di tutto un
paese, affiancando i clamorosi successi artistici che la cantante intanto collezionava uno dopo l’altro: non solo su vinile, ma anche in
indimenticabili stagioni televisive (impossibile dimenticare, per esempio, la
storica esibizione live con Lucio Battisti a “Teatro 10”, nel 1972).
Poi, con la sparizione dalle scene, il Mito si è ridotto
all’essenziale: un volto trasfigurato sulla copertina dell’ultimo album e una
voce miracolosamente intatta nel tempo, elargita al pubblico con la cadenza
regolare di una produzione musicale ampia e versatile.
Il libro della Maresci ci racconta la vita e la carriera della nostra più
amata artista. L’unica che è diventata una star… per poi cercare di farlo
dimenticare a tutti.
Da
simbolo dell’Italia “brava gente” a Divina, la storia di Mina, all'anagrafe Anna Maria Mazzini, è quella di una
donna dal cognome risorgimentale ottocentesco, cresciuta a pane e (pochi) brani
musicali che le sono rimasti nel sangue, perfettamente intatti. "Non
avevo dischi italiani. Se si esclude “Non illuderti” di Marino Barreto, che poi
era cubano. Solo americani. E fino alla rivoluzione Elvis, che ha
“sparecchiato”, esclusivamente Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan,
Nat King Cole e anche i minori di quel periodo. Niente di francese. Niente di
inglese. Niente di niente. Un pochino di flamenco che gli amici non
sopportavano e che mi ha preso da subito e ancora adesso non so attraverso
quale strada. Forse per ricordarmi che sono mediterranea, tutto sommato. La
memoria è un motore potente. E, per quanto riguarda la musica, è lunga, corretta,
affidabile, onesta. Quei pezzi non sono mai impalliditi, non mi hanno mai
lasciato. E non ho mai cambiato opinione sul loro everlasting incanto.
E, pensa, non sono per niente evocativi, per quanto mi riguarda. È strano, ma
non li collego ad alcuna sensazione bella o brutta che sia. Me li godo e basta.
Ogni tanto, ogni mai, mi permetto di avvicinarli. E li canto. Con
circospezione, con cautela. Non dimenticando che sono stati nella gola dei più
grandi maestri del passato dai quali ho imparato tutto", dice la più
global delle star, che risponde alla corrispondenza degli ammiratori sulla
carta stampata, facendoli impazzire sul suo canale YouTube.
MINA
The Voice
è avanti e lo è sempre stata, fin da quando per prima capì che per difendersi
artisticamente doveva fare una sua etichetta. È stata la prima a capire il
cambiamento della televisione e a decidere di non farla. È stata la prima a
giocare con la sua immagine, a distruggerla e a ricrearla con delle copertine
folli. Vent’anni. Anzi, trent’anni prima di Lady Gaga. E il web è un campo
nuovo che la diverte e la interessa molto. Perché la Rete le permette di avere
il pieno controllo artistico su ciò che fa.
Non c’è
nulla da fare: Mina ha tutte le stimmate di un’epoca. Incarna una stagione
italiana, quella degli anni Sessanta: quando non c’era il dio Auditel e un
libro famoso, una gag o un’invenzione scenica, diventavano spettacolo.
Ascoltandola, capisci che con Domenico Modugno ha incorniciato un mondo. E
forse comprendi perché si è ritirata dalle scene.
Anni fa
ha cercato di spiegarsi: "Vorrei che si capisse che sono una donna come
tante altre, che vivo giorni lieti e giorni tristi. Mi sembra normale. In tanti
anni avrei dovuto abituarmi alla curiosità del pubblico. E invece non ci sono
riuscita. Da ragazza semplice, mi infilavo in un furgone e via a cantare in
stadi gremiti di folla. Mi sentivo libera. Avevo il mondo in tasca. Poi quando
ho cominciato a vedermi i fucili puntati addosso, è subentrata la paura. Così
ho scelto di starmene tranquilla, per avere meno noie possibili. Cerco di
vivere come tante altre donne. Non mi sembra di chiedere la luna".
Come
biasimarla? Il punto è che Mina con la sua ugola, ha attraversato cinquant’anni
della nostra vita, accompagnando da trionfatrice almeno tre generazioni.
"Lo
so, sono grassa, ma anche la Fitzgerald lo è. È colpa mia se in questo periodo
alla colonia francese preferisco il brodo dagli occhi fondi? Non voglio volare,
altrimenti noleggerei una mongolfiera che mi alzasse verso il cielo e se un
aquilone dispettoso mi regalasse una pacca troppo forte con le ali scivolerei
in mare, soffiando per i pesci la mia ultima canzone", spiegò Mina al Corriere della Sera il 28 agosto del ’78.
E il
pensiero corre alle parole di Federico Fellini, quando la corteggiava senza
riuscire nell’intento: "Mina, Minona, così bella con quelle tettone che
hanno fatto sognare l’Italia: non dimagrire, mi raccomando, così sei perfetta
per il mio film".
Che sia
in carne o meno, che cambia? Mina è una regina bianca. Allora? Canta ancora da
Dio. E se di peccato dobbiamo parlare, non è quello di gola che ci interessa
trattare, anzi. Il vero peccato è non sentir più cantare questa dea in
pubblico. Ma la comprendiamo. Cucina,
canta, scrive, fa la maglia e legge. Di tutto, di più. Tra le sue letture
preferite c’è “Il mestiere di vivere” di Cesare Pavese. "Per la verità
sono tre gli scrittori che preferisco: Pavese, Roth, Faukner. Ma mettiamoci
anche Soldati, pazzo, frenetico, furibondo". Ammira Beniamino Placido: "Adorabile",
dice, "che uomo straordinario, lo stimo moltissimo". In merito
alla lettura, spiega: "Ho scoperto che, oltre a Topolino e Paperino,
esistono anche Kafka e Dostoevskij".
MINA
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